Il Servizio PINE ha fornito una rapida risposta alla nota del SIBC del 18 giugno scorso.
Purtroppo, la risposta ricevuta non risulta coerente con le domande che avevamo posto.
A fronte delle richieste del SIBC relative all’assegnazione dell’appalto con un ribasso pari a quasi il 30% della cifra posta a base di gara, la Banca, non potendo smentire, ha taciuto.
Quel che è peggio, è che sulle richieste relative alla gestione del contratto di appalto, davanti alla domanda “come fai a evitare che il contenzioso prevedibile che discende dal maxi ribasso del quale ti sei avvantaggiata si ripercuota sul servizio erogato?” la Banca ha pilatescamente risposto che il contratto di appalto prevede “l’impegno del gestore a... riconoscere al personale assunto un trattamento annuo complessivamente non inferiore a quello corrisposto dal precedente gestore”.
Un collega che non conosca bene come funziona “mamma Banca”, potrebbe pensare che la risposta è rassicurante, o che addirittura il Sibc abbia preso fischi per fiaschi.
Non è così.
Una cosa è infatti ciò che la Banca scrive nel capitolato (esempio: vanno tutelati i livelli salariali del personale riassunto), altra cosa è l'effettivo contratto che il gestore stipula, ad esempio, con le maestre. E’ già avvenuto in passato. E cosa fa la Banca se il gestore, violando il capitolato d’appalto, propone alle maestre un inquadramento inferiore?
Quello che la Banca, in ogni settore, non riesce proprio a capire è che i contratti d’appalto vanno gestiti, non solo scritti.
Come dicevamo, non è neanche una vicenda nuova: anche l’Opera Montessori, per risparmiare sulle maestre che riassunse dal precedente gestore, le inquadrò con un contratto inappropriato (contratto del commercio), in violazione del capitolato definito dalla Banca. Le maestre scioperarono per diverse giornate, fecero causa al gestore e naturalmente vinsero, dopo di che ci vollero due anniperché il gestore desse attuazione alla pronuncia, per cui ci furono ulteriori giornate di sciopero.
In tutto questo periodo, la Banca d’Italia non fece assolutamente nulla(addirittura, in occasione degli scioperi non decurtò neanche il costo della retta del nido a carico dei genitori).
La continuità del servizio è un aspetto essenziale, che non può regolarsi con le penali ex post. Come sulla mensa o sulle pulizie, la Banca assegna appalti al massimo ribasso, poi se il gestore (per non subire perdite) non rispetta il capitolato – dando cibo scadente, usando prodotti deteriori per le pulizie o non usandone affatto, pagando le maestre meno di quanto dovuto – la Banca eventualmente applica le penali previste dal contratto ma non si preoccupa della continuità del servizio.
Nel caso di specie, questo ha un impatto fortissimo su una categoria non esattamente avvantaggiata, cioè le “neomadri”, visto che a parole la Banca sembra volersi occupare molto della parità, ma nei fatti dimostra l’esatto contrario, adottando politiche a risparmio proprio sui servizi di particolare pregio per i genitori di bambini piccoli.
Per tale motivo, la risposta della Banca appare totalmente inappropriata alla domanda rivolta, che ripetiamo meglio, sperando in migliore fortuna.
Noi vogliamo sapere:
- cosa intende fare la Banca per evitare disservizi e quali strumenti intenda utilizzare per evitare contenziosi fra il personale e il nuovo gestore, che si ripercuoterebbero negativamente sul regolare svolgimento del servizio appaltato;
- in quale modo abbia sensibilizzato l’appaltatore sul fatto che la continuità di questo particolare servizio è un aspetto di grande rilievo, al quale la Banca tiene molto perché il nido è "un punto qualificante della policy aziendale di attenzione alle pari opportunità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro" (non è vero, ma magari fuori non lo sanno).
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