Lo Statuto del CASC e la Convenzione con la Banca d’Italia per l’utilizzo del Centro Sportivo risalgono ormai alla metà degli anni ’90.
Da allora, l’Istituto si è profondamente trasformato: l’apertura del Centro Donato Menichella, l’assorbimento dell’Ufficio Italiano dei Cambi, la dolorosa ristrutturazione delle Filiali, la nascita dell’UIF, un sempre maggior numero di colleghi impegnati stabilmente all’estero. Anche la compagine del personale si è ampiamente rinnovata portando con sé nuove istanze derivanti dalla trasformazione avvenuta nel contempo nella società italiana.
Di tutto ciò, però, nella normativa che disciplina la vita del Sodalizio non vi è traccia. Si parla ancora di SESI-SISC a via Otricoli, di U.I.C., di Italfondiario.
Tanto i colleghi quanto le Organizzazioni Sindacali presenti in Banca sono concordi nel ritenere che non sia più rinviabile adeguare lo Statuto dell’Associazione e le norme collegate alla nuova realtà organizzativa dell’Istituto e alle nuove istanze sociali, anche nel campo delle “relazioni familiari”.
Come abbiamo ribadito in occasione delle recenti elezioni per il nuovo Consiglio Direttivo la base di partenza già esiste ed è costituita dall’ottimo lavoro di revisione statutaria condotto dal precedente Consiglio Direttivo.
Il CASC è un “bene comune” di tutti i colleghi, ed è bene che non debba mai sottostare a logiche di “maggioranza” e “minoranza”.
E’ quindi ragionevole auspicare che il Consiglio Direttivo insediatosi sin dallo scorso 11 gennaio lavori speditamente, per poter presentare alle Organizzazioni Sindacali una proposta definitiva di Statuto entro la fine del 2013, per poi sottoporla, una volta discussa con la Banca, all’approvazione dei Soci.
Nel frattempo, però, vi sono istanze che provengono dai Soci che non è più possibile lasciare inascoltate, tra cui le modalità di utilizzo del Centro Sportivo che tengano conto delle nuove forme di “relazione familiare” che si sono ormai largamente affermate nella società italiana.
Abbiamo quindi invitato l'Amministrazione ad intervenire – ricordiamo che il Centro Sportivo è di proprietà della Banca che ne determina in autonomia le modalità di uso – dimostrando così un segno di attenzione al proprio personale, la cui dedizione nel fornire un servizio alla collettività presenta ancora oggi livelli di eccellenza non facilmente riscontrabili in altre realtà del Paese.
Al Segretario Generale
Dott. Umberto Proia
Oggetto: modalità di utilizzo del Centro Sportivo.
Le modalità di utilizzo, da parte dei dipendenti e dei loro familiari, del Centro Sportivo di Largo Volumnia sono state determinate da codesto Istituto alla metà degli anni ’90.
Da allora, la società italiana si è notevolmente trasformata; in particolare, si sono ormai ampiamente affermate nuove forme di “famiglia”, come rilevato anche dall’ultimo censimento dell’ISTAT. Nel Paese, da tempo, si è aperto un dibattito sui modi più opportuni di dare un riconoscimento alle nuove forme di “relazione familiare”; le istanze della società civile rivolte in tal senso alle Istituzioni politiche si fanno sempre più pressanti ed ineludibili.
Senza entrare nel merito del dibattito in corso nel Paese, non possiamo non rilevare che tali trasformazioni sociali coinvolgono anche un numero sempre maggiore di colleghi, specie tra i più giovani, che si rivolgono al Sindacato affinché veicoli all’attenzione del vertice dell’Istituto la richiesta di interventi per vederle riconosciute in alcuni ambiti del rapporto lavorativo.
Tra le richieste di innovazione “sociale”, vi sono le modalità di utilizzo del Centro Sportivo che non tengono in alcun conto dell’evoluzione intervenuta nelle “relazioni familiari”. Tali modalità rappresentano quindi, per un numero crescente di dipendenti, un forte limite alla fruizione della struttura della Banca, determinando una discriminazione tra diverse forme di “famiglia”. Si evidenzia fra l'altro, in questo ambito, l’impossibilità di accedere del genitore non dipendente non coniugato (salvo come ospite), quando non sussista un rapporto di convivenza o quando questo risulti inferiore ai tre anni, con conseguenti effetti discriminatori e penalizzanti anche nei confronti dei figli dei dipendenti.
Al riguardo, si rammenta che l’art. 21, par. 1, della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea del 2000 (c.d. Trattato di Nizza) vieta qualsiasi forma di discriminazione.
Nell’attesa di una nuova Convenzione tra la Banca d’Italia e il CASC-BI in merito alla fruizione del Centro Sportivo da parte degli appartenenti al Sodalizio, si chiede di ampliare le possibilità di accesso alle nuove forme di “relazioni familiari”, secondo modalità che evitino abusi e che premino il principio di “stabilità affettiva”.
Siamo certi che Ella vorrà sanare quella che oggi viene percepita come una ferita da parte di tanti colleghi, chiedendo alle competenti strutture della Banca di individuare le modalità più appropriate per accogliere le istanze qui rappresentate.
Distinti saluti.
Roma, 3 aprile 2013
il SINDACATO INDIPENDENTE BANCA CENTRALE